Siamo figli delle stelle. Guardiamole

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di Luigi Girlanda

La conoscenza della volta celeste, un tempo parte della sapienza popolare, oggi è appannaggio di pochi. Eppure i fenomeni astronomici accompagnano la storia della salvezza. E il cielo è un grande messaggio di Dio

Il Natale è forse la festa cristiana che più di ogni altra invita a guardare al Cielo. Non solo perché in questi giorni ogni fedele è chiamato a ricordare con gratitudine che in Cristo ha trovato compimento quell’attesa millenaria di un salvatore venuto dal Cielo – attesa che, non a caso, faceva pronunciare al profeta Isaia quel meraviglioso grido: “se tu squarciassi i Cieli e scendessi!” (Is 63,19) – ma anche perché il Natale è permeato in ogni sua fibra dalle stelle. I Magi, astrologi provenienti dalla Caldea e che simboleggiano l’omaggio dell’umanità intera (e non solo di Israele) al Messia finalmente venuto dal Cielo, arrivano al Cristo neonato grazie all’osservazione di una “stella”: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» (Mt 2,2). Molto probabilmente osservarono la luminosissima congiunzione di Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci. Un evento astronomico rarissimo – basti pensare che si verifica una sola volta all’anno soltanto ogni otto secoli – e che solo nel 7 a.C., vero anno della nascita di Cristo, si produsse nel cielo per ben tre volte. Vittorio Messori, nel suo Ipotesi su Gesù, spiega anche la simbologia degli astrologi babilonesi: «Giove, per quegli antichi indovini, era il pianeta dei dominatori del mondo. Saturno il pianeta protettore d’Israele. La costellazione dei Pesci era considerata il segno della “Fine dei Tempi”, dell’inizio dell’era messianica». La fenomenale congiunzione astronomica, unita al significato che da sempre la loro cultura dava ai corpi celesti che ne erano coinvolti e unita – perché escluderlo? – alla lettura delle scritture ebraiche con le profezie circa l’arrivo di un salvatore, li portò alla convinzione che fosse davvero nato il Re dei re. I Magi dunque furono astronomi, nel senso che seppero osservare i corpi celesti, i loro moti, le loro proprietà e la loro “congiunzione”, ma furono anche astrologi, nel senso che interpretarono e utilizzarono le osservazioni fatte per leggere il presente e dare così spiegazione di quello che stava accadendo in Israele. C’era in essi quell’intuizione, propria di ogni cultura e di ogni epoca storica, dell’esistenza di un qualche misterioso legame tra Cielo e Terra, tra movimenti degli astri e vicende della storia, di cui dovremo chiarire meglio la natura alla luce della sana dottrina cattolica. In fondo sarà proprio il Cristo, la cui prima venuta fu accompagnata da quei segni nel Cielo, a dire che la sua seconda e definitiva venuta sarà anch’essa annunciata da fenomeni astronomici che, come bravi astrologi, siamo invitati a guardare e interpretare: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle (…). Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte» (Lc 21, 25-27); «Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo (…) e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria» (Mt 24, 30). Sarà bene dunque, magari durante i giorni di riposo delle festività natalizie, ricominciare a guardare e studiare un po’ il cielo, magari comprendendo bene la distinzione fra astronomia e astrologia. 

Seconda stella a destra

In effetti, viviamo in tempi in cui la stragrande maggioranza delle persone non ha più alcuna familiarità con la volta celeste ed è purtroppo priva delle più elementari nozioni di astronomia. Salvo tutte le lodevoli eccezioni, molti non saprebbero riconoscere oggi la costellazione dei Pesci o gli altri astri che guidarono i Magi a Cristo, così come avrebbero difficoltà anche solo a individuare la stella polare. Siamo diventati in un qualche modo degli stranieri del cielo, che era invece così familiare a tutte le generazioni che ci hanno preceduto. Gesù, duemila anni fa, guardava lo stesso cielo che possiamo guardare oggi, solo che noi non siamo più in grado di vederci le stesse forme, di riconoscerci gli stessi movimenti o di chiamare per nome le varie stelle. Se per l’astronomia è questione di mancanza di conoscenza, per l’astrologia, intesa – è bene precisare – non come divinizzazione sul futuro, ma come interpretazione dei segni del cielo per comprendere il presente, il problema è invece la totale demonizzazione. «L’attuale, prevalente atteggiamento cattolico – scrive Vittorio Messori in proposito – ci sembra troppo sbrigativo e sembra aver ereditato lo sprezzo e il rifiuto proprio di coloro che furono gli avversari della fede: vecchi illuministi, razionalisti, positivisti. Pertanto tutto, nell’astrologia, sarebbe imbroglio, menzogna o, nei casi migliori, illusione».

Falsa e vera astrologia

È noto che tutto ciò che oggi imperversa sui media riguardo all’astrologia è chiaramente da rigettare come ciarpame privo di ogni valore o, peggio, dannoso per l’anima e per il corpo. Basti un solo esempio per coloro che ancora credono agli oroscopi da rotocalco: la stragrande maggioranza delle persone non è del segno zodiacale a cui crede di appartenere. I segni zodiacali sono infatti le costellazioni toccate dal sole durante il suo annuale tragitto apparente nel cielo. Ebbene, a parte il fatto che le costellazioni attraversate dal sole sono tredici e non dodici (a dicembre infatti la nostra stella si trova per un discreto periodo nella costellazione dell’Ofiuco), bisogna considerare che nel trascorrere dei millenni l’asse di rotazione della Terra ha modificato la sua inclinazione – in termini tecnici il suo asse di precessione. Questo comporta che il sole oggi attraversa le varie costellazioni dello zodiaco con uno sfasamento di circa venti giorni rispetto a quando nell’antichità sono state fissate le date dei vari segni. Chiunque può verificarlo, anche attraverso le più diffuse applicazioni che permettono di vedere il cielo del proprio giorno di nascita. Nella stragrande maggioranza dei casi si vedrà che il sole si trovava a transitare nella costellazione del segno zodiacale precedente a quello a cui solitamente crediamo di appartenere, proprio per via della precessione che ha mutato il periodo in cui il sole attraversa le varie costellazioni. Pensiamo quindi a quanta ingenuità c’è nell’astrologia da quattro soldi che imperversa in tutti i media e che fa sì che ognuno legga l’oroscopo di un segno zodiacale diverso da quello in cui effettivamente è nato. Ma c’è di più: esiste anche chi, come per esempio il sottoscritto, essendo nato nei primi giorni di dicembre non troverà mai il suo segno zodiacale nei vari oroscopi. Il sole, come dicevamo, in quel periodo attraversa proprio l’Ofiuco! 

San Tommaso e gli astri

Se tutta l’astrologia odierna, è bene ripeterlo, è  dunque inutile quando non pericolosa dal punto di vista spirituale, non va dimenticato che una qualche “lettura” del cielo è non solo legittima, ma per un credente addirittura doverosa, essendo, se non raccomandata, almeno implicitamente suggerita dallo stesso Gesù. Esiste quindi un’astrologia buona? Sì, se intendiamo con questo termine lo scorgere nel Cielo quei segni che, parola di Vangelo, spesso accompagnano i grandi eventi della salvezza. Non dimenticando mai la lezione che san Tommaso D’Aquino ci ha fornito nella sua Somma teologica: gli astri non possono influire sul libero arbitrio ed “è impossibile che i corpi celesti agiscano direttamente sull’intelletto e la volontà. (…) Tuttavia essi possono inclinare ad agire in un dato senso come predisposizioni” (parte II, questione 95, articolo 5). Nessuna predizione del futuro quindi, né tanto meno influsso determinante degli astri sugli eventi e sulla libertà umana. Ma, come i Magi, possiamo anche seguire le stelle per arrivare a Cristo.

da Il Timone (dicembre 2022)
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