La Rocca – n. 138

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Rubrica quindicinale tenuta dal presidente Luigi Girlanda sul giornale free press 15giorni distribuito a Gubbio. La Rocca è una fortezza situata in cima al monte Ingino ed è stata per secoli il baluardo di difesa della città dall’assedio dei nemici. Anche oggi bisogna arroccarsi e combattere in difesa della vera fede. La rubrica vuole essere un piccolo contributo in questa battaglia decisiva.


IL SEGRETO DEL MEDIOEVO

Per secoli la leggenda nera del medioevo come epoca buia e di barbarie è stata ripetuta e tramandata, senza farsi il minimo scrupolo, da pseudo intellettuali e docenti delle scuole di ogni ordine e grado. Da qualche anno, comunque, si comincia finalmente ad ammettere che quel poco di buono, che i nostri malandati tempi ancora conservano, lo devono essenzialmente a quest’epoca, che avrà avuto certamente le sue ombre, ampiamente superate però dalle luci che ha saputo accendere e tramandare nel corso dei secoli. Dalla Divina commedia di Dante alla Somma teologica di san Tommaso D’Aquino, dalle luminose cattedrali ai tesori dell’arte, dalla creazione di ospedali e università alla feste che sprigionano entusiasmo di vita e colori (basti pensare ai nostri Ceri), il medioevo è certo l’epoca più grande dell’intera storia umana. Il motivo è presto detto, anche se viene spesso rimosso con imbarazzo perfino dai suoi attuali pseudo esaltatori: gli uomini di quei secoli presero sul serio la dottrina cattolica e ne fecero l’architrave per edificare la società in ogni suo ambito. Il medioevo è la società cattolica. Chi non lo riconosce o, peggio, lo nega volutamente non capirà mai niente di esso, anche se viene invitato ogni anno a parlare al Festival del Medioevo.

 


VERA CHIESA E VERA SCIENZA

Forse mai come in questi ultimi mesi è possibile farsi un’idea del clima culturale che il genio Galileo Galilei deve aver vissuto sulla sua pelle quando elaborò il metodo scientifico. In effetti, molti dimenticano, presi come sono a ripetere il mantra di un Galilei perseguitato dalla Chiesa, che i veri nemici dello scienziato pisano non erano certo i cardinali di Santa Romana Chiesa, molti dei quali anzi erano suoi amici ed estimatori, quanto piuttosto i suoi colleghi delle varie università, prima fra tutte quella di Pisa. Anzi, mentre i colleghi scienziati, con in testa il famoso Cremonini, accusavano Galileo di vedere “macchie sulle lenti del telescopio”, non mancava al pisano l’appoggio dei potentissimi astronomi e filosofi della Compagnia di Gesù, capitanati da san Roberto Bellarmino, generale dell’Ordine dei Gesuiti e consultore del Sant’Uffizio. E ancora: quando padre Cavini attaccherà Galileo a Firenze, nella chiesa di santa Novella, lo scienziato verrà difeso dal padre Benedetto Castelli, suo discepolo e professore di matematica a Pisa, e dal maestro Generale dei Domenicani, padre Luigi Maraffi. Gli “scienziati ufficiali”, cioè, hanno sempre perseguitato gli scienziati non allineati. Come accade anche oggi a molti. Solo che, al contrario di allora, non c’è più la Chiesa vera a difendere ragione e scienza.


“GIOCARE” A FARSI LA GUERRA

Quando si era così colti da riconoscere la verità della dottrina cattolica era chiaro a tutti che il peccato originale è cosa seria e drammatica. Per questo si cercava di non far mancare mai una sorta di “valvola di sfogo”, affinché il male che alberga in ciascuno di noi potesse essere, se non “eliminato”, almeno in un qualche modo “domato”. Il sano realismo cattolico, cioè, ha sempre incoraggiato il gioco della guerra. Giocare a far la guerra per evitare di farla davvero. Tutto questo si riverbera anche nello sport. Basti pensare al calcio dove, non a caso, si parla di “attaccanti”, “bomber”, “cannonieri”, “capitani” “area di attacco e di difesa”. Un linguaggio ripreso proprio dal mondo della guerra. Uno sfogo per incanalare in qualcosa di innocuo l’insopprimibile bisogno di primeggiare e combattere dell’uomo segnato dal peccato. È la follia della società massonica, basata sull’idea anticattolica dell’uomo “buono per natura”, che pensa che nello sport sia importante “partecipare” e non “vincere”. E invece è vero l’esatto contrario. Meglio combattersi per gioco, cercando di vincere a ogni costo, che farsi la guerra davvero. Ma questo solo la saggezza cattolica riesce a capirlo… non certo il mondo ridotto ormai a una grande loggia massonica e sempre meno capace di comprendere a fondo l’uomo.

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