La Rocca – n. 135
Rubrica quindicinale tenuta dal presidente Luigi Girlanda sul giornale free press 15giorni distribuito a Gubbio. La Rocca è una fortezza situata in cima al monte Ingino ed è stata per secoli il baluardo di difesa della città dall’assedio dei nemici. Anche oggi bisogna arroccarsi e combattere in difesa della vera fede. La rubrica vuole essere un piccolo contributo in questa battaglia decisiva.
LA PREOCCUPAZIONE DI BERGOGLIO
In un momento drammatico come quello che il mondo sta vivendo ormai da oltre un anno, con l’economia massacrata e compromessa in modo forse irrecuperabile, con milioni di persone disperate psicologicamente ed economicamente, con la violazione costante delle libertà fondamentali in nome di una proclamata pandemia, con la preoccupante crisi internazionale alimentata dalla scellerata politica del sedicente cattolico Biden e che rischia di condurre il mondo a una guerra mondiale catastrofica, ebbene, in tutto questo, un papa cattolico avrebbe l’imbarazzo della scelta per trovare motivi per cui essere sinceramente preoccupato e per cui lanciare accorati appelli. Non così Bergoglio, il quale pochi giorni fa, tra il malcelato imbarazzo dei suoi più stretti collaboratori, se ne è uscito con un messaggio in diretta alla Radio Vaticana in cui ha detto le testuali parole: “io ho soltanto una preoccupazione: ci possono essere tanti motivi di preoccuparsi, sulla Radio, sull’Osservatore, ma uno mi tocca tanto il cuore: quanti ascoltano la radio e quanti leggono l’Osservatore Romano?”. Con il mondo e la Chiesa ridotti al lumicino, Bergoglio – parole sue – ha “solo” una preoccupazione che gli “tocca tanto il cuore”: l’audience dei media vaticani. Con buona pace di chi non sa più come arrivare a fine mese…
GESÙ CRISTO E L’AUDIENCE
Il fatto che colui che si trova al vertice della gerarchia della chiesa sia preoccupato degli ascolti dei media vaticani la dice lunga sulla crisi dottrinale che dilaga ormai incontrastata all’interno del mondo cattolico. In una prospettiva di fede autentica, infatti, non sono gli ascolti a dover preoccupare, ma i messaggi. Non il successo numerico o lo share, quindi, ma la fedeltà alla Verità rivelata del messaggio che viene trasmesso. L’esempio più eloquente in questo senso lo ha dato lo stesso Gesù. L’evangelista Giovanni, dopo aver riportato un discorso (leggi: messaggio) del Cristo particolarmente scomodo per le orecchie degli ascoltatori (leggi: audience), annota puntualmente che “da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui” (Gv 6, 66). Vedendo questo Gesù non si è preoccupato del calo dell’audience, ma al contrario ha chiesto ai pochi rimasti con lui: “Volete andarvene anche voi?” (Gv. 6, 67). Nella nuova chiesa di oggi gli avrebbero probabilmente rimproverato di essere divisivo, di non essere in grado di guardare più a ciò che unisce che non a ciò che divide, gli avrebbero forse consigliato di andare a recuperare il consenso perduto attenuando il discorso e usando parole più concilianti. Ma Gesù era cattolico, per cui aveva a cuore il messaggio non gli ascolti.
E NOI COL PROTETTORE…
Tra i diversi errori dottrinali oggi imperanti nella neochiesa ce ne è uno particolarmente insidioso per le anime dei fedeli e che riguarda il rapporto con i santi. È noto che l’inquietante monaco agostiniano Martin Lutero odiava particolarmente il culto che da sempre la Chiesa riserva alla Madonna e ai santi perché, nella prospettiva protestante, solo a Dio bisogna rendere culto. Al massimo, nell’eresia nata con Lutero, si può ammirare in alcuni uomini particolarmente devoti la loro fede (secondo il principio del sola fide) e guardare a essi come esempi di vita da imitare. Ma mai si può “pregare” un santo o chiedere a lui una qualsiasi forma di protezione o mediazione con Dio. Queste aberrazioni protestanti, condannate aspramente e meritoriamente dalla Chiesa per ben cinque secoli, oggi sono invece accolte e fatte proprie dalla stragrande maggioranza dei pastori. Per cui, nonostante il periodo drammatico che viviamo, nel giorno di sant’Ubaldo ci siamo dovuti sorbettare le solite insipide omelie tutte tese a indicare nel Patrono solo un esempio di fede, un modello di fedeltà al vangelo e nulla più. Ma è bastata una “provvidenziale” scossa di terremoto, proprio nel giorno senza Ceri, perché i fedeli eugubini, fregandosene degli insegnamenti dei neopastori, tornassero giustamente a vedere in sant’Ubaldo un potente protettore.