Invito alla lettura, di Vittorio Messori

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

vittorio_messoriQuesto libriccino – tanto breve quanto denso e prezioso – non ha bisogno di raccomandazioni. Chi vorrà scorrerlo, ne sarà subito coinvolto: qui, si tirano alla luce, dopo un oblio di oltre due secoli, fatti sconvolgenti che parlano da soli, basati su una documentazione storica ineccepibile. Semplice e solido anche l’impianto dato alla pubblicazione: gli Eventi, affidati a Luigi Girlanda; i Documenti, curati da Lamberto Padeletti; le Riflessioni, dovute a don Claudio Crescimanno. Infine, la testimonianza delleImmagini. Volesse Dio – il mio è un auspicio da lettore “per mestiere” – che altri libri fossero altrettanto chiari, sintetici, precisi!

 Il compiacimento per l’ottima riuscita del dossier è vivo anche perché, come si riconosce generosamente sin dalla breve introduzione, il collega Rino Cammilleri ed io ne siamo in qualche modo responsabili. Nulla gratifica di più chi scrive che riuscire a sollecitare altri a scrivere. Soprattutto qui, poi, dove non soltanto la fede, ma anche le ragioni della storia e della cultura imponevano di interrompere un silenzio inspiegabile – e in qualche modo colpevole, almeno per i credenti – sugli eventi dell’estate del 1796. Una serie di fatti misteriosi e al contempo espliciti che, come giustamente si ribadisce, costituiscono un unicum nella storia della Chiesa, ma che il tempo aveva ricoperto con il suo oblio.

Agli amici di Gubbio non è sfuggito che anche la loro città era stata coinvolta, in modo non marginale bensì privilegiato, da quella sorta di “esplosione del Prodigioso”. Dalla scoperta dei giovani eugubini di oggi, alla loro azione meritoria e  immediata, all’interno di archivi non frequentati spesso neppure da credenti, ormai dimentichi che non ha futuro una Chiesa che ignori il suo passato. Soprattutto se in questo passato ci sono segni – di avvertimento e insieme di consolazione – che il Cielo ha rivolto allo smarrito popolo di Dio proprio nei mesi in cui iniziava, nella violenza sacrilega, quella modernità nella quale ancora viviamo.

Nelle sue “riflessioni” sul significato di quegli eventi e sulla loro attualità don Crescimanno apre prospettive che condividiamo e che sono in gran parte anche quelle che Cammilleri ed io abbiamo cercato di esprimere ne “Gli occhi di Maria”.

Proprio perché consideriamo preziosa – lo ripetiamo – la ricerca qui pubblicata, lanciamo una provocazione agli amici riuniti nell’Associazione che hanno voluto intitolare al nostro attuale, amato Papa. Perché, cioè, non considerare questa come la prima tappa di una vasta ricerca dedicata alla gran quantità di prodigi registrati nel 1796 nelle terre dello Stato Pontificio? Perché il gruppo che ha ideato e creato queste pagine non si farebbe capofila, ispiratore, collaboratore di altri gruppi di ricerca nei luoghi di quegli eventi? Molti archivi sono ancora inesplorati, come lo era quello di Gubbio sino a poco tempo fa.

Constatando la ricchezza e l’interesse di quanto riportato ora alla luce, cresce davvero il desiderio di un lavoro collettivo di scavo. Un lavoro che sarebbe, innanzitutto, un omaggio grato a Colei che, in giorni drammatici, volle  mostrare sensibilmente la sua solidarietà e la sua protezione materna. In tempi come questi, in cui energie, tempo, denaro vengono gettati in imprese “culturali” in fondo irrilevanti se non inutili, perché non mettere mano a un’impresa che confermerebbe, tra l’altro, quell’accordo tra fede e ragione così caro a Benedetto XVI?

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]